L'intuizione di Peter Sant è quella di creare una sorta di crasi tra due film che non potrebbero essere più diversi. Uno è Popeye, commedia di Robert Altman del 1980 che segnò il debutto hollywoodiano del compianto Robin Williams ("I yam what I yam and tha's all what I yam", diceva lo sgrammaticato marinaio nel Thimble Theatre, ed ecco il perché del titolo); l'altro è L'invenzione di Morel, onirica opera di Emidio Greco del 1974 con Giulio Brogi, tratto da un testo di Bioy Casares (amico e collaboratore di Borges, giusto per dare un'idea del tipo di storia). Un film statunitense di pura evasione contro un cervellotico dramma/fantascientifico italiano di ispirazione argentina, singolarmente accomunati da un dettaglio: Malta.
È qui infatti, sul disperso arcipelago mediterraneo, che i due film sono stati girati. Malta, nazione tradizionalmente priva di una propria cinematografia significativa, è stata più volte teatro operativo per produzioni estere: il caso appunto di Greco e Altman, che si insediarono vicino a Mellieħa. Quasi quarant'anni dopo il passaggio di Popeye sono ancora visibili le tracce (un'altra differenza col film italiano, il cui set era notoriamente fragilissimo e sparì del tutto una volta terminato il lavoro): Sweetheaven, benché in parte trasformato rispetto ai tempi del film, funziona ed è una apprezzata destinazione turistica. una Disneyland apocrifa -minuscola, a misura maltese- a tema braccioferresco.
Sant fa un gioco. Prende l'attore Emanuel Cutajar e lo cala in panni simili a quelli che già furono di Brogi. L'inizio è praticamente lo stesso che per L'invenzione: un naufrago senza nome e senza passato arriva dal mare e trova la strana costruzione. Stavolta però la costruzione non è il palazzone di Morel, ma il villaggio di Braccio di Ferro - anzi, no, è il Parco Divertimenti ideato dai maltesi con i resti di quel villaggio, cioè la cosa vera e non la finzione cinematografica da cui, forse, anche il personaggio di Cutajar proviene. Esso infatti, mentre passeggia stranito per Popeye Village, sebbene veda non è a sua volta visto; i (veri) intrattenitori del parco lo ignorano anche quando lui entra nei camerini e li osserva uscire dei propri personaggi al termine della giornata lavorativa. Tracciando un altro parallelismo con l'anonimo protagonista di Greco, anche Cutajar cade in un amore impossibile: al posto di Faustine in questo caso c'è la "Olivia Oyl" di Sweetheaven (Ana-Maria Grosu). L'innominato la pedina per qualche tempo, fino a un finale non particolarmente risolutivo.
I yam... è tutto qui, un interessante omaggio -a uso e consumo maltese- a due momenti cinematografici assai felici per l'arcipelago. Allo spettatore in realtà non rimane probabilmente molto, come già detto si tratta più di un esperimento -per quanto affascinante- che di un lavoro compiuto; Sant e Cutajar tuttavia sanno il fatto loro, e il corto scivola senza intoppi attraverso una sua poesia fino alla quieta conclusione.
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