sabato 31 dicembre 2016

Satyrigame (C64)

Se la memoria non mi fa difetto (e di solito lo fa, ma diamo la cosa per buona), Satyrigame è il primo gioco in assoluto che abbia mai caricato sul mio primo Commodore 64, nel lontano ma non lontanissimo anno 2000. Ereditai, dal tizio che mi vendette il biscottone, una serie di cassette di varia natura e colore, con ovviamente in mezzo una nutrita schiera di ciarpame da edicola; e fu in mezzo a quest'ultima tipologia di supporti che mi imbattei in Satyrigame.
Né il computer né il supporto esistono più. Non sono più riuscito, nemmeno dopo qualche ricerca, a capire quale fosse la compilation da edicola col gioco. Nella lista di programmi contenuta nel supporto il secondo gioco aveva per succulento nome "Sfratto selvaggio"; e per via della grafica della copertina intuii erroneamente che la compilation si aprisse proprio con quest'ultimo. Caricai pertanto -e giocai- Satyrigame pensando che fosse Sfratto selvaggio, e solo in un secondo momento mi resi conto dello sbaglio (Sfratto selvaggio, di cui non trovo traccia in rete, si rivelò comunque una puttanata invereconda, forse scritta in BASIC. Cose che capitano).

Sproloqui storico-affettivi a parte, Satyrigame è un gioco di ignota paternità (si sa solo che è fuoriuscito dal Gruppo Editoriale Jackson) prodotto col SEUCK; anche l'anno di uscita è incerto, ma presumibilmente collocabile tra l'85 e l'87. All'atto pratico non è che un clone di Commando (visuale top-down e scrolling verso l'alto), con la peculiarità specifica di avere sprite presi di peso dalla tarda Prima Repubblica. Da qui il nome, che comunque è ingannevole, perché di satira manca ogni traccia (prendere Super Joe e la giungla per sostituirli con qualche caricatura politica e una stilizzatissima Roma notturna non basta per dare al giochino una profondità che non c'è e non potrebbe comunque esserci). Il gioco si risolve come tutti quelli del genere: il nostro alter-ego, Eugenio Scalfari (brr...), deve farsi strada verso la sede di Repubblica falciando a colpi di revolver tutti i segretari di partito che a quanto pare lo vogliono morto (alla faccia dei regimi alla Putin). Tra vari sparacchianti Andreotti, Craxi e De Michelis (e numerosi altri figuri di quel periodo), sarà necessario evitare anche sprite svolazzanti recanti i marchi di DC, MSI, PRI e compagnia brutta. Con un po' di manualità basteranno 5 minuti per arrivare alla sede del quotidiano.
Sinceramente: non c'è veramente nient'altro di cui parlare. La meccanica è elementare, il sonoro limitato a qualche SFX di ordinaria amministrazione e la longevità nulla - non c'è nemmeno un finale, perché una volta raggiunta Repubblica ci si può solo girare i pollici nel piazzale e per uscirne tocca resettare il biscottone -; la grafica, d'altro canto, benché pure lei basica (con uno scenario che sarebbe sembrato scarno pure su Atari 2600), è pulita, fluida e presenta caricature davvero ben disegnate: probabilmente il programmatore ci ha speso il 95% del tempo di sviluppo. Fate i vostri conti.

E poi basta. Sayonara.