giovedì 28 aprile 2016

I First Person Shooter secondo Amiga

Quali sono i motivi che hanno portato l'Amiga dalle stelle alle stalle, per di più nel giro di pochissimo tempo (diciamo durante il secondo quarto degli anni '90)? Ce ne sono molteplici. Non essendo un esperto potrei dire cagate, ma annovererei la dabbenaggine delle alte sfere, la mentalità passiva degli amighisti (ho la sensazione che parecchi credessero di avere tra le mani più o meno una semplice console), forse la pirateria, e tante altre cosucce.
Poi ci sono gli FPS. Senza stare a scomodare precursori veri o presunti del genere, nel 1992 la iD Software butta fuori Wolfenstein 3D sul DOS, creando immediatamente una frattura insanabile tra PC e Amiga. Wolf3D non verrà convertito su Amy (se non nel '99, quando ormai la situazione è completamente cambiata), e per vedere un First Person Shooter sull'hardware Commodore - diciamo pure per dimostrare che gli FPS ci potevano girare - bisognerà attendere il '95; un periodo particolare, nel quale su PC escono FPS a carrettate (anche se non di rado di qualità quasi criminale), e l'Amiga è già in una situazione non proprio drammatica, ma chiaramente deprimente.
Tutto questo preambolo per dirvi che oggi vi propinerò qualche minirecensione di FPS usciti solo per il buon vecchio Amy. Non vi preoccupate, lo faccio gratis.

1- Monster (o Monstrum)
Obbrobrioso titolo polacco (Dual System) del 1995 che detiene come uniche qualità delle ottime immagini di introduzione e soprattutto l'incredibile velocità dello scrolling. Per il resto, un'oscenità: la grafica è pietosa (ed è pure AGA!), spixellata come raramente si è visto; i nemici sono bruttissimi (quelli del primo livello poi hanno pure denti e unghie azzurre...), hanno giusto un paio di frame di animazione e muoiono con un colpo, e invece di lasciare cadaveri scompaiono di botto dallo schermo. Niente sonoro. Le opzioni sono in polacco, ma almeno per questo non c'è problema, non stiamo parlando di un'avventura grafica.
Nota a margine: la versione che ho provato crasha alla fine del terzo livello. Boh.

2- Behind the iron gate (Za zelazna brama)
Polacco pure questo, Btig esce nel 1995 ed è un titolo su chipset OCS, il che lo rende compatibile pure con il vecchio Amiga 500 (e, d'altro canto, soggetto a bug grafici sotto A1200). Dato il genere di gioco non è cosa da poco, oltretutto gira pure discretamente veloce e incredibilmente supporta il mouse; peccato che poi il titolo in sé sia dimenticabile: la colorazione è assolutamente bislacca (è tutto rosa e blu/azzurrognolo, mmm...), l'ambientazione perplime assai, i nemici pure e, se devo essere incero, non ho minimamente capito come cavolo si gioca. Ho schiacciato tutti i tasti e niente, il primo nemico incontrato mi ha massacrato in tutta calma...

3- Fears
Forse il primo FPS con qualche ambizione (assieme a Gloom) ad essere uscito su Amiga, Fears viene prodotto dalla Bomb Software, che è francese (meno male, di polacchi ne avevo fin sopra a testa. Senza offesa) e distribuito da Manyk. E, in realtà, è una delusione. Graficamente non è poi scandaloso, ma il motore è indubbiamente poveristico, e i nemici (che sono praticamente delle sfere colorate) danno un tocco kitsch francamente evitabile. Fears non è orrendo, ma - ad esempio - il paragone con Doom, che ha già 3 anni sulle spalle, è improponibile (e stiamo parlando di un titolo AGA, eh!). Fears pare fatto in fretta e furia, ed è un peccato perchè poteva uscirne un discreto giochillo. Rimandato.
PS: mi sono incartato al secondo livello, non capisco come uscirne. Oltretutto c'è un canalone pieno di lava da cui non si può uscire se vi si cade. Bella merda.

4- Gloom
Dico subito che Gloom non l'ho provato. È qui perchè è stato probabilmente il più significativo e diffuso clone di Doom presente su Amiga per parecchio tempo (oltre che il più serializzato, 3 o 4 episodi mi pare), ma non posso giudicare la bontà del prodotto, che comunque si è preso una discreta valutazione su Lemon Amiga e su parecchie riviste di settore (tra cui un 90% da Amiga Power, il che è tutto dire data la "bastardaggine" di quella rivista).
Quindi, se non l'ho giocato, che ne parlo a fare? Niente, lo cito perchè è giusto così, per poi passare oltre.

Gli italianissimi Field Of Vision hanno scritto due software per Amy: un pregevole sparatutto stile R-Type di cui non ho voglia di cercare il nome e questo Breathless. E' sempre il 1995 come per tutti i giochi precedenti, ma la distanza tecnica tra il gioco italiano e gli altri rende Gloom e compagnia immediatamente obsoleti, andando addirittura a piazzarsi molto vicino ai giochi PC (e per certi versi supera persino Doom). Certo non è la perfezione fatta codice: soprattutto si soffre parecchio l'assenza della possibilità di usare il mouse (all'epoca la cosa era però meno incisiva, dato che l'uso del mouse negli FPS non era ancora troppo diffuso). In più il gioco non è dinamicissimo, ma più che un vero difetto è una scelta di design, oltre che una necessità dovuta alla complessità della grafica che rende pesante il lavoro del 68k.
Breathless non è diventato famoso o diffuso quanto Gloom, ad esempio, ma resta una perla da giocare assolutamente almeno una volta. Menzione d'onore per le musiche, a mio avviso grandiose.

6- Alien Breed 3D 2: The killing grounds
La saga di Alien Breed è stata una delle più famose e acclamate nella storia della macchina della Commodore. Tutti i titoli della serie sono sparatutto con abbondanti spruzzate di atmosfere horror (del resto siamo davanti a giochi pesantemente ispirati ai vari Alien cinematografici), ma mentre i primi avevano una visuale dall'alto, nel 1995 (aridaje) si passò alla soggettiva. Dopo un primo Alien Breed 3D, il Team 17 lavorò all'ultimo suo titolo per Amiga, questo AB3D2 che spaccò letteralmente in due pubblico e critica. AB3D2 è un titolo dalla sorprendente complessità tecnica per l'epoca, soprattutto considerando che stiamo parlando di un gioco Amiga, e questo fattore si ritorce contro gli utenti presentandogli un gioco che il computer fatica a gestire. AB3D2 esce su 5 floppy, che comprendono due versioni, una "light" e una massiccia; il problema è che la seconda è veramente impressionante ma richiede configurazioni pompatissime che all'epoca avevano in pochi, costringendo l'utente medio a ripiegare sul modo "castrato" perdendo buona parte dell'impatto del titolo. Oggi, con gli emulatori e processori che ci ritroviamo, questo problema non si pone più e vale la pena dare un occhio a un titolo che a suo tempo poteva rivaleggiare con i nemici del DOS. Grave pecca: anche in questo caso, niente mouse.

7- Genetic Species
Anche GS (prodotto dai danesi Marble Eyes) è un titolo che purtroppo non ho giocato, ma lo aggiungo come bonus: uscito nel 1998, è stato l'ultimo FPS dedicato al solo Amiga, in un'epoca in cui già avevano cominciato a circolare conversioni più o meno legali dei titoli PC (c'era già in giro Quake, ad esempio). Genetic Species è molto diverso dai titoli visti fin qui: è su CD, supporta il mouse, richiede una scheda grafica e tanta, tanta memoria. Purtroppo il 1998 era già un'annata tragica per gli Amy, e non in molti hanno giocato GS nonostante venga da più parti considerato il miglior FPS per questo sistema. Cercherò di provarlo al più presto, tanto adesso è pure freeware...

domenica 24 aprile 2016

Proini peripolos (1987)

L'ateniese Nikos Nikolaidis (1939-2007) non è esattamente uno dei registi più noti al grande pubblico, perlomeno al di fuori della Grecia. Sin dal suo esordio cinematografico con l'ipersperimentale Evrydiki BA 2037 (1975) si era capito chiaramente che non ci si trovava di fronte a un artista facile e comprensibile, e i film successivi hanno confermato questo trend. Proini peripolos (Πρωινή Περίπολος in alfabeto greco, tradotto dovrebbe significare qualcosa come “pattuglia mattutina”) è l'opera quarta del Nostro, e sebbene meno contorta della summenzionata rivisitazione del mito virgiliano resta un oggetto scarsamente penetrabile.
Il genere è, bene o male, quello fantascientifico, nella declinazione postapocalittica; la storia… facilmente riassumibile, per la verità, ma difficile a capirsi. Bene o male il film si divide in due parti di durata quasi equivalente: per quasi tutta la prima metà sulla scena compare il gran totale di UN personaggio, una donna senza nome sulla trentina (interpretata da Michele Valley*) che non ricorda del suo passato che pochi frammenti quasi di sogno (raccontati in un suo dialogo interiore) e che si muove in una campagna deserta fino a raggiungere una città. Qui tutto sembra funzionare: le luci sono accese e i cinematografi funzionano… ma nessuno -o quasi- si aggira per le strade o gli edifici. Un significativo incontro con un militare (l'attore Takis Spiridakis) dà poi il via alla seconda parte del film, leggermente più ricca di eventi grazie alle frizioni tra i due personaggi e all'improvvisa comparsa di uno scopo nel peregrinare della signora.

Dunque: un postapocalittico, sì. Ma non siamo dalle parti di -che so- un Mad Max 2: in Proini peripolos l'ambientazione è urbana e sostanzialmente integra, tutto è scuro e lugubre, la violenza è meno spiattellata e non ci sono concessioni all'azione. C'è una certa originalità e volendo fare un paragone, con le dovute proporzioni, P.p. mescola i tardi sci-fi low budget italici con nientemeno che le auliche suggestioni di Stalker. È soprattutto la seconda parte che mi spinge a fare qualche accostamento con il capolavoro sovietico, non tanto per i contenuti quanto per il rapporto tra la donna e il militare che ricorda un po' quello dei tre personaggi di Stalker, con il militare a fare da guida e la donna alla mercé delle sue indicazioni. Ma a parte questo aspetto e qualche altra somiglianza minore (la desolazione degli ambienti, il ritmo rarefatto di entrambe le opere) non ci sono altre forti similitudini tra i due film; le forti implicazioni simboliche create da Tarkovskij sono sostanzialmente assenti nel lavoro di Nikolaidis, che si limita a qualche poeticheria bene o male fine a sé stessa. Anche la donna e la guardia si relazionano in modo assai diverso: lei trova infatti ben presto il punto debole dell'uomo e si servirà di questa conoscenza per ricattarlo e creare una situazione in cui entrambi hanno bisogno dell'altra persona. Non che questo finisca con il creare chissà quali tensioni all'interno del film, comunque.

Concludendo, che dire? Mah, non mi ha fatto impazzire ma tutto sommato mi è piaciuto. Gli amanti dei postapocalittici “sui generis”, lenti e onirici e senza elementi exploitation, farebbero bene a dargli un'occhiata.





*svizzera di nascita ma attiva quasi esclusivamente in Grecia; la Valley è probabilmente nota all'estero principalmente per il ruolo della madre nel controverso Kynodontas (2009).